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Criticism

Emanuele Viscuso, la città aperta del nostro umano divenire.

a cura di Pierre Restany

Pierre RestanyLe sculture di Emanuele Viscuso parlano di movimento e di ritmo, cioè di armonia e dunque di musica. Di musica solida (“Solid Music”): lo scopo dell’artista è di proiettare il suo discorso modulare nella quarta dimensione. Infatti, i suoi assemblaggi di elementi modulari in serie progressiva, sembrano svilupparsi sotto il segno di una fatalità immanente, la Spirale. L’apertura a mo’ di fisarmonica delle strutture allude all’apertura senza limite di un infinito mentale. La ragione sembra avere la meglio sui sensi. Però quest’apparente rigore, nasconde una chiara coscienza del rischio strutturale. Le forme di Viscuso, conchiglie ripiegate o scale di Jacopo senza fine sono il prodotto di un “attento dosaggio di calcoli e ad altre alternative”. Lo stile poetico di Viscuso gioca sulla falsa riga dell’aleatorio: durante la creazione dell’opera le possibilità dualiste di scelta sono continue. L’effetto modulare nasce dall’intervento di questo calcolo binario nella continuità del discorso formale. Il controllo “armonico” delle strutture aperte fa pensare all’autodisciplina della composizione musicale; le composizioni di Viscuso, a base di elementi di legno o di moduli metallici, rimangono in posizione di attesa. Non sono “finite”, cioè chiuse in una totalità autosufficiente. Rimangono disponibili ad altre progressioni, successioni, allargamenti. La loro presenza nello spazio non si percepisce solo al presente. Vivono anche secondo la legge di un ipotetico futuro, un divenire, una potenzialità di trasformazione permanente ci danno così da pensare a tutte le altre possibilità di esistere che contengono nel loro “essere oggi”. L’aleatorio è un invito perpetuo al sogno. Queste sculture armoniche, calcolate, equilibrate, sono anche il ponte dei sospiri della nostra immaginazione. Hanno in sé un supplemento di immaginario che crea un’aurea di poesia. Uno spazio tenue e fragilissimo però presente e forte nella sua dimensione allusiva. Il sogno architettonico può divenire illusione ottica: l’artista pretende di vedere volare le sue sculture. Perché no! Noi, noi pochi credenti, se non credenti, sappiamo bene che i miracoli nascono per puro caso da situazioni di routine quotidiana. Basta l’intervento di un paramentro aleatorio e di un po’ d’immaginazione creativa per distruggere l’ordine delle cose. Oh Dio! Non è che Viscuso si prende per Gesù Cristo, però il suo impegno esistenziale è quasi quasi di ordine morale. “Io faccio l’artista – dice Viscuso- perché ciò mi permette di creare…creare è una cosa che tutti facciamo anche se non tutti ci rendiamo conto che l’atto di creare è prima di tutto una prerogativa divina”. Siamo dunque sulle altezze spirituali, al limite degli sfoghi poetici e del discorso metafisico. Attraverso Dio, e l’armonia, il discorso modulare dell’artista prende la sua vera e positiva dimensione. Il discorso di Viscuso è una meditazione sull’essere, un pensiero ottimistico sulla disponibilità poetica della coscienza collettiva. Tutti noi possiamo creare, ma l’alta consapevolezza e l’auto responsabilità sono cose rare, e sono cose serie. Il passaggio dell’arte di tutti per tutti all’arte per sé o di pochi, corrisponde ad una rete fittissima di motivazioni complesse. Il tessuto della comunicazione è fatto di impulsi geniali e di interscambi diretti, realisti e anche triviali. Assumere il rischio della bellezza implica l’al di là del calcolo, la presa in considerazione delle possibilità infinite dell’anima. Questa si chiama indubbiamente fede e Viscuso è uomo di fede. I titoli delle sue opere parlano di sé: “Canto di dinosauro felice”, “Suono di una conchiglia”, “Va’ pensiero”, “ Quadratura del cerchio”. Le metafore hanno un ampio respiro e questa dimensione d’infinito crea la disponibilità e l’apertura poetica nel rigore formale. Queste belle immagini musicali possono essere studi di grattacielo o elementi di arredo urbano, rimarranno sempre nella mia mente come un ricordo di felicità, una felicità nata da un matrimonio fra volontà e desiderio, ragione e sentimento. La quarta dimensione di Emanuele Viscuso è il territorio libero di tutti i sogni di bellezza umana, eleganza nelle proporzioni, dignità nelle prospettive spirituali. La scultura di Viscuso ha in comune con la musica, questa miscela ispirata al cuore e della mente, della sensibilità e dello spirito: è la città aperta del nostro umano divenire.
Milano, 15 Gennaio 1988 Pierre Restany